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IL FILO ARANCIONE - prima raccolta - "Da Torino a Chicago"

by L'aquila Signorina

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[...] Furono giorni difficili. Indossavo un camice e seguivo in corteo Gilberto e Raimondo, un assistente che aveva solo un anno e mezzo più di me. La mattina era dedicata quasi interamente alle autopsie. Mettevo anch’io un grembiulone sopra il camice, loro due si mettevano anche i guanti. Il cadavere era già disteso sul tavolo di marmo o arrivava di lì a poco, su un carrello. Gli inservienti avevano dei camici grigi, un modo di fare spiccio ed erano di poche parole.
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[...] La ricerca per cui mi aggregai al gruppo di Gilberto si faceva su ratti albini, che venivano messi otto ore al giorno in gabbie rotanti nelle quali si creava un ambiente polveroso immettendovi della silice. Se ne usavano di due tipi, uno dei quali era considerato molto pericoloso. Dovevamo portare delle mascherine e i guanti e attendere che la polvere si fosse ben sedimentata, prima di aprire le gabbie. Tutta l’apparecchiatura – le gabbie rotanti, il sistema di polverizzazione e quello di mescolatura - era nuova e lucente. Dava un’aria di modernità prospera, in aperto contrasto con l’insieme dell’istituto, con le sue strutture antiquate e per molti versi insufficienti. Gli inservienti delle camere autoptiche ridacchiavano. «Ecco dove vanno a finire i soldi! Invece di installare un nuovo aspiratore o di rammodernare le celle frigorifere. Spendono di più per le autopsie ai ratti che per farle ai cristiani !».
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[...] In laboratorio vigeva un regime gerarchico particolare. Spencer era il direttore e tutti gli altri erano su per giù alla pari, con una distinzione che si basava più sulla particolare competenza, che non su una autorità conferita. In attesa si trovare casa abitavo all’International House, che come tutto il complesso della University of Chicago era in stile gotico inglese, austero, pesante e funerario, Le camere erano minuscole e alle cinque e mezzo di mattina i tubi dell’acqua tuonavano e rimbombavano come campi di battaglia. A due isolati di distanza c’era la fermata del treno. «Alla sera, quando rientri, non sbagliare fermata», mi fu raccomandato. «Se scendi a quella seguente rischi di avere dei problemi».
7.
[...] Una volta in strada avevo attaccato a parlare. « Ho imparato meglio la lingua, ho conosciuto parecchia gente, ho visto il West. Ma esaurita l’euforia, la novità, credo di essere arrivato a odiarla l’America. Te le ricordi, no, le mie lettere ? Ma poi c’è il lavoro. Nel nostro istituto sono entrato sei anni fa; per tre anni ho sgobbato fino alle sette di sera senza una paga. Quante volte io e te ci siamo ritrovati qui ? Ci domandavamo cos’era stato a spingerci su questa strada, perché non cercavamo una mutua e piantavamo tutti in asso. A Chicago ho potuto fare in un anno quello che qui era impossibile sperare di poter fare in quattro; ho avuto mezzi a disposizione, personale sufficiente, ho acquisito esperienza, la mia ricerca ha assunto una dignità che qui non aveva. Per vedere il professore ho dovuto prendere un appuntamento da ieri, venire stamattina in ufficio, far telefonare alla sua segretaria particolare all’altro capo del corridoio, e poi aspettare che si degnasse di ricevermi. E cosa fa poi tutto il giorno ?». «Sono faccende che vivo quotidianamente», mi interruppe Raimondo.
8.
[...] Cominciai a dare i numeri in modo assurdo: se ne fosse comparso ancora uno, se ne fossero comparsi altri due. Fino a tre la percentuale sarebbe stata ancora abbastanza bassa da restare significativa. Con quattro non sarebbe stata più così promettente. E se fossero stati cinque ? Gli animali erano in buone condizioni, in apparenza perfettamente sani, niente di diverso dall’ultimo riscontro. Eppure, d’un tratto, come se le loro difese si fossero allentate all’improvviso, in tre di loro il tumore era cresciuto con velocità inconsueta, come un coltello che fosse penetrato tra le maglie di una rete e l’avesse squarciata.
9.
[...] «L’ha fatto venire Spencer, perché Logan conosce una tecnica particolarissima adoperata finora solo per l’osservazione diretta ‘in vivo’ di fenomeni connessi con l’infiammazione». «Ma Spencer per che cosa vuole usarla ?». «E’ questo il bello», esclamò Harold con gli occhietti che luccicavano. «Non lo sa neanche lui. Lo sai com’è Spencer, si entusiasma presto. La tecnica è bella, ‘impressive’, e così ha fatto venire Logan». La conoscevo bene anch’io ormai questa specie di golosità di Spencer. «Mi ha detto che dovrà acquistare un apparecchio cinematografico, perché questa tecnica è ideale per ottenere delle riprese filmate». «E di che cosa ?».
10.
[...] Beyle era arrivato poco prima delle undici, mentre guardavo alcune sezioni al microscopio. Pareva sveglio e attento e, per essere americano, anche abbastanza disposto al dibattito. Non così assillato dal bisogno di essere a tutti i costi pratico e concreto. Ma anche lui dimostrava la desolante unilateralità di interessi che accomuna la maggioranza dei ricercatori nati in America. A me non conoscere il lato di un problema o un problema parallelo a quello di cui mi sto interessando provoca subito un gran senso di colpa; è uno stimolo potente a cercar di colmare la mia ignoranza. Nella stessa circostanza, un americano resta invece fermo e sereno, e così fece Beyle. Quando tentavo di portarlo su un terreno che non era proprio il suo, annuiva con anonima cortesia e un velato disinteresse.
11.
[...] Mi presento alla clinica universitaria, chiedo a un usciere dov’è lo studio del Maestro e mi avvio. Quando sto per varcare una soglia, un addetto in divisa si precipita verso di me e mi blocca. “Questo ingresso è riservato al Maestro, lei deve passare di là”, e mi addita una porticina piccola piccola. Come in una favola dei fratelli Grimm. Cos’è non ci credete ? Da quella porticina passavano i suoi duecento assistenti e tutti quanti gli altri. Così mi infilo anch’io e compaio davanti alla segretaria particolare del Maestro. Mi ascolta di striscio e mi fa aspettare. A frotte arrivano gli assistenti; son quasi tutti professori, alcuni hanno anche due o tre docenze, superdecorati. La segretaria li tratta a pesci in faccia, letteralmente. Li strapazza, li sgrida, li manda via.
12.
[...] Karoly mi guardò con uno sguardo di commiserazione: «Senti, amico mio. L’unico modo per giustificare i dati di Harold e di Edmund è producendo un dato come il mio. Solo sostenendo che l’incidenza di tumori spontanei è soggetta a grandi variazioni eviteremo di attirare l’attenzione sui loro dati. Cosa risponderesti a qualcuno che ti chiedesse perché nei loro controlli c’era un’incidenza così bassa ?». «Ma noi due lo sappiamo bene che si tratta di errori. Io, quelle loro tabelle, evito di usarle. Vorrei però sapere in che modo tu pensi che il tuo dato sia attendibile». Non ci fu niente da fare: «Ti ho detto che statisticamente prova poco, è un gruppo troppo piccolo». Esistono regole del gioco che in parte non ho ancora capito e in parte mi rifiuto di capire. Lo spirito di corpo è una di queste ultime.
13.
[...] Maolino aveva allargato le braccia, prima di precisare un altro particolare. «Come assistente straordinario non è possibile avere un’aspettativa. A nomina approvata dovrai risultare in forza, cioè pagato, e siccome a Chicago prendi già uno stipendio dovresti delegare qualcuno a ritirare il denaro che ti spetta e a versarlo nella nostra cassa comune». I foglietti in bianco dentro alla lettera facevano in effetti parte della procedura. Una volta uscito dall’ufficio di Maolino, avevo poi incontrato Raimondo. «Quindi te l’ha detto, eh ? In realtà l’offerta l’avevano fatta in primis alla Gianna, anche se Jori ed io avevamo fatto presente che spettava a te di diritto. Comunque lei ha rifiutato e quindi è andata bene lo stesso». «Scusami sai, ma perché dici che ‘è andata bene’ ? Io non capisco che cosa credono di regalarmi. Cos’ha in mente il direttore ? Ha paura di sporcarsi le mani a parlarmene lui ? Mi verrebbe voglia di mandar tutto alle ortiche».
14.
« [...] Nessun progetto che nasca da un’idea totalmente nuova ha la minima probabilità di essere accettato. Lo sai perché ? Perché i recensori come me, seduti a un tavolo, a leggere un progetto con quelle caratteristiche direbbero: ma che cosa vuole questo qui ? What is he talking about ? E’ matto ! Cancellato. Chi fa questo ingrato lavoro vuole trovarsi sotto gli occhi un bel progetto, che abbia come giustificazione iniziale una serie di lavori già pubblicati e accettati e, soprattutto, che conosce. La descrizione di un metodo già noto e uno scopo per applicarlo. Tanto evidente che non varrebbe neppure la pena di cominciare l’esperimento».
15.
«E il direttore non ti ha aiutato !». «Lui aveva le lezioni da preparare. Non ha avuto nemmeno il tempo di indicarmi gli articoli di riferimento». «Così sarai tu il primo nome ?». «No, lui». «Ma al congresso di Venezia, la relazione, chi la leggerà ?». «Io la leggerò. Se dovesse farlo lui gli toccherebbe anche studiare l’argomento. Non sapeva nemmeno che esperimenti stessi impostando. Ma bisogna capirlo, ha i suoi anni ormai. Ha la passione per l’insegnamento, è una vera vocazione anzi. Poi ha un gran da fare nella politica universitaria, deve vedere gente, scrivere lettere. Cosa vuoi pretendere; è tanto che mi sia riuscito di correggere la relazione con lui almeno una volta. Qua e là mi ha fatto delle obiezioni. Lo sai che è un vero purista della lingua; c’è poca gente in cattedra, in Italia, che sa scrivere come lui».
16.
[...] Edmund era un esperto di linfomi e la classificazione che ne aveva proposto era stata alle origini di una forte diatriba con gli oncologi clinici. «Malgrado ciò che ne pensa Spencer, la morfologia ha ancora un ruolo essenziale», mi diceva con orgoglio tutto viennese. La sua classificazione implicava la possibilità di servirsi di criteri morfologici per predire il comportamento biologico di vari tipi di linfoma e, quindi, di permettere una prognosi più precisa e, idealmente, una terapia più efficace.
17.
[...] il professore onesto e quello disonesto si sono trovati riuniti nella stessa commissione d’esame per le libere docenze. Il professore disonesto non solo aveva presentato un numero eccessivo di candidati, ma questi erano assolutamente impreparati, ignoranti al punto tale da mettere in dubbio la validità della loro laurea. Il professore disonesto li sosteneva apertamente e, in qualche caso, gli suggerì persino le risposte da dare ai vari quesiti. I suoi candidati però erano talmente pessimi da trovarsi lo stesso in difficoltà, e il risultato dei loro esami era stato inferiore al minimo richiesto per ottenere il titolo. Il professore onesto, invece, aveva lasciato che i propri candidati se la sbrigassero da soli e se l’erano sbrigata più che bene. Quando era toccato a lui di interrogarli, li aveva sottoposti a domande severe e difficili. A conclusione degli esami, tutti i candidati sono stati promossi
18.
[...] I critici a oltranza dell’ipotesi di Baum e Spencer non erano molti, anche se si facevano sentire, arrivando a sostenere che l’intera costruzione, per quanto geniale, non aveva alcuna attinenza con quanto accadeva nella crescita di un tumore. L’atteggiamento di Spencer, a questo riguardo, era stranamente strabico e mi sembrava via via sempre più incomprensibile. In pubblico si batteva con decisione in favore del meccanismo a più stadi, ma in privato ogni occasione sembrava buona per deridere con ferocia le dimostrazioni che ne aveva dato insieme a Baum. Come se non credesse più di poter arrivare a niente.
19.
«E’ inutile che vi mettiate in testa di farli diventare scientifici, questi test sono un’operazione commerciale», disse Harold in modo studiato, certo che le sue parole sarebbero arrivate presto all’orecchio di Spencer. «Lui sa benissimo che cosa sia la ricerca, solo che da un pezzo è al corto di idee». Fu così che quando, su un numero di “Science”, lessi l’annuncio per un posto di capo laboratorio in un nuovo centro di studi sul cancro delle Nazioni Unite con base in Europa, qualcosa mi suggerì di rispondere. Aspettai che si facessero vivi e mi domandavo se fossi sicuro di voler lasciare la posizione di assistant professor che mi ero guadagnato. O ero così fiero di essere italiano da rifiutare un cittadinanza diversa ?

about

IL FILO ARANCIONE - DA TORINO A CHICAGO è il primo dei tre album di registrazioni audio basate sul nostro lavoro di riduzione e montaggio critico di sei romanzi di Lorenzo Tomatis (Sassoferrato, 1929 - Lione, 2007):

"Il Laboratorio" (Einaudi, 1965 - Sellerio, 1993);
"La ricerca illimitata" (Feltrinelli, 1974);
"Visto dall’interno" (Garzanti, 1981);
"Storia naturale del ricercatore" (Garzanti 1985);
"La rielezione" (Sellerio, 1996);
"Il fuoriuscito" (Sironi, 2005).

Si è trattato di un lungo percorso di rielaborazione - iniziato a giugno del 2020 - di un materiale letterariamente disomogeneo, dalla forte componente autobiografica e dove taluni episodi e personaggi vengono ripresi, trasfigurandoli, anche a distanza di decenni. Si è tenuta come faro e criterio, per la selezione e costruzione dei brani, l'ossessione pedagogica dell'autore nel voler trasmettere ai non specialisti gli snodi cruciali dell'evoluzione dei punti di vista scientifici intorno al 'gran flagello del cancro', mettendo in evidenza il groviglio di interessi che da sempre, in quest'ambito, connette ricerca, politica, industra e società.

Renzo Tomatis è stato un importante ricercatore sperimentale biomedico italiano nel campo della cancerogenesi chimica e, in particolar modo, nel settore dell’identificazione delle cause ambientali e professionali del cancro.

Dopo essere entrato allo IARC di Lione, cioè l’Agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca sui tumori, come responsabile dell'unità di cancerogenesi chimica, nel 1967, Tomatis ne è stato direttore generale dal 1982 al 1993. Sua è stata l’idea delle ‘monografie’ (chiamate ‘libri arancioni’, per il colore della copertina), che tuttora costituiscono una delle principali referenze al mondo per la valutazione e la conoscenza del rischio cancerogeno legato alle sostanze chimiche.

Il ‘principio di precauzione’ (secondo il quale, in mancanza di dati epidemiologici, se una sostanza causa tumori negli animali da esperimento, va trattata come se fosse cancerogena per l’uomo ...), che le monografie IARC hanno posto all’attenzione dei legislatori di tutto il mondo dalla seconda metà degli anni ’70, soprattutto grazie all’impegno di Tomatis; ha rappresentato uno dei capisaldi nelle politiche di prevenzione primaria in campo oncologico.

I romanzi di Tomatis offrono uno sguardo unico sulla storia dell'oncologia, sulla politica della ricerca e sulle sue interconnessioni, non sempre esenti da conflitti di interesse, in un settore chiave per la biomedicina e la sanità pubblica come è quello del cancro.

Grande organizzatore (forse anche suo malgrado, e in questo in lui fu sempre vivo un certo conflitto), Renzo Tomatis è stato anche, nell'ambito della scienza 'pura', tra i primi al mondo a intuire l'importanza, in campo oncologico, degli studi sulla cancerogenesi transplacentare e transgenerazionale. Cominciando a parlare apertamente del ruolo procancerogeno delle alterazioni epigenetiche nella programmazione dei tessuti e degli organi; alterazioni dovute all'esposizione perinatale a sostanze chimiche e agenti esogeni in grado di agire, ad esempio, come interferenti endocrini.

Oltre a schierarsi a fianco di quanti iniziavano a inserire anche i tumori nel quadro della teoria della DOHaD (Developmental Origin of Health and Disease), Tomatis indicò anche - correttamente - nel fenomeno del cd. 'imprinting genomico' un possibile schema mediante il quale alterazioni epigenetiche prodotte in un organismo dall'esposizione materno fetale a sostanze chimiche o altri contaminanti possono trasmettersi alle successive generazioni.

credits

released February 21, 2021

La voce, negli album, è quella di Gabriele Argazzi.
Le registrazioni e l'editing audio sono stati realizzati tra novembre 2020 e febbraio 2021.

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L'aquila Signorina Bologna, Italy

L'aquila Signorina, dal 1995, sono Gabriele Argazzi e Barbara Bonora. Negli ultimi quindici anni hanno legato il loro lavoro come attori, registi e drammaturghi alla storia della scienza. Accanto alla messa in scena di bioplay su scienziati e scienziate, Le Signorine hanno di recente iniziato a immaginare e produrre percorsi audiologici all'incrocio fra letteratura, società è tecnoscienza. ... more

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